Giuseppe Piovano oltre alla sua attività di consulente di casa, ha dato avvio a diversi progetti innovativi mirati a sviluppare metodi e modelli per individuare i fattori fondamentali su cui deve poggiare lo sviluppo del progetto abitativo.
La sua formazione ed estrazione professionale è direttamente “dal campo”: egli non è semplicemente un altro imprenditore o professionista che cerca di vendere i suoi prodotti e i suoi servizi, ma è innanzi tutto un "uomo" che ha come missione personale quella di sensibilizzare sempre di più le persone sull’influenza quotidiana che ha l’ambiente domestico e, grazie ai 30 anni di esperienza sul campo, portare concretamente un aiuto sostenibile sia alle persone che stanno progettando la loro casa sia ai consulenti che ogni giorno affrontano l’arduo compito di creare case per i loro clienti.
Giuseppe Piovano è nato nel 1962, vive in provincia di Torino con sua moglie Sonia ed ha tre figlie ormai adulte e il suo piccolo campione Federico di 10 anni.
Questa era quella ufficiale, ora ti racconto la mia...
Questa era quella ufficiale, ora ti racconto la mia...
Ciao,
Forse modo migliore per dire chi sono è raccontarti come
leggo io il “chi sono” degli altri.
Intanto scusa se ti do del tu, non vuole essere una mancanza
di rispetto ma questo forse ti fa già capire qualcosa di me.
Poi... in merito a come
io leggo il “chi sono” degli altri, a prescindere dal motivo per cui lo sto leggendo, ciò a cui la
mia attenzione va freneticamente alla ricerca è della sostanza della persona,
solo se sento emergere autenticità approfondisco, mi incuriosisco e affondo
nella ricerca di ciò che questa è oltre la maschera sociale. In poche parole la
millanteria e l’autocelebrazione mi fanno venire l’orticaria forse perché io
per primo in buona fede ne ho abusato per troppo tempo.
Se stai leggendo queste righe , a meno che qualcuno non ti
ci abbia costretto, sicuramente stai cercando qualche informazione che ti possa
essere utile, siamo sinceri dai, a ognuno di noi in fondo l’unica cosa che
interessa è se stesso, e quindi, provo a
mettermi nei tuoi panni e darti qualche informazione affinché tu possa capire
se e in quale modo io possa esserti utile, stavo scrivendo “utile
professionalmente”, ma non l’ho scritto perché, per me, non esiste una
professione senza una persona che la svolga e quindi posso esserti utile o non
utile, punto.
Quindi mi spiace dirtelo ma se vuoi davvero sapere chi sono
dovrai sorbirti un po’ della strada che mi ha fatto divenire il “chi sono” di
oggi (11/6/2016 lo specifico perché sicuramente nel momento in cui leggerai
queste righe non sarò più questo).
se
invece preferisci davvero sapere chi sono in due parole vai direttamente sotto all’ultima pagina.
Cominciamo:
Il mio primo incontro con me stesso e l’ambiente intorno a me.
Sono nato a Orbassano, un piccolo paese della provincia di Torino nella
mattina di Venerdì 13 Aprile 1962 nel
retrobottega di un piccolo esercizio di
alimentari che mio padre e mia madre
erano riusciti ad acquistare con mille peripezie e qualche migliaio di lire prestati da zii e
parenti dopo aver abbandonato entrambi la modestissima vita di campagna delle
rispettive famiglie di origine.
Poiché i debiti erano tanti e si lavorava 18 ore al giorno,
appena divenni un po più grandicello, intorno ai 3 anni, i miei genitori mi
lasciarono in accudimento presso una anziana coppia di zii per alcuni anni.
Ed è proprio in questo ambiente tranquillo ma sconosciuto
con persone sconosciute e complice il mio temperamento pacato che inizia il mio
“chi sono?” , un grande allenamento alla solitudine, ad ascoltare e a scrutare, ad osservare nel cortile
sottostante gli altri bambini giocare e correre ma che io non potevo
frequentare perché:“Sono dei terroni” diceva la povera zia, “devi stare
lontano da quelli” .
Sviluppo della gentilezza e di come trattare gli altri per farseli amici.
Sviluppo all’adattamento ai lavori manuali.
Come ti ho accennato sopra, crescevo in un ambiente dove
avevo l’esempio dei miei genitori che lavoravano 18 ore al giorno, e appena ho
avuto la possibilità di tenere una scopa o uno straccio in mano, eccomi a pulire banconi frigo e
ramazzare il negozio, e man mano che crescevo, nei momenti che non avevo da
studiare, eccomi a fare qualunque cosa al fianco di mio padre: macellare,
sezionare carne, fare salumi e servire al banco. Ma poiché la cosa non mi
piaceva molto, e poi l’odore della carne e la vischiosità del grasso mi
davano anche ribrezzo, eccomi a
esplorare nuovi lavori, te ne citerò solo alcuni: riparazione radio e TV ,
riparazione grandi e piccoli elettrodomestici, consegna e installazione frigoriferi e lavatrici,
Impiantista elettrico, trasporto e consegna latticini.
Insomma, diciamo che mi sono allenato molto nell’ambito della adattabilità e flessibilità manuale.
La forza del bisogno
All’età di 22 anni mi ritrovo ad essere responsabile
logistico presso un grande mobilificio della provincia di Torino, nonché
responsabile ufficio reclami. In questa esperienza durata 8 lunghi anni si sono
sviluppate in me due forti consapevolezze e bisogni.
Il primo bisogno, è stato quello di imparare a relazionarmi
con le persone, quali persone? Da un lato vi erano gli artigiani e i tecnici da
coordinare e dirigere. Erano persone con una grande esperienza, molto più grandi
di me, poco soddisfatti del loro trattamento economico da parte dell’azienda e inariditi da anni di lavoro duro. In questo clima così avverso e
pieno di tensioni per un me, ragazzo poco più che ventenne , coordinarli e
convincerli a fare di più di quello che gli spettava era un’impresa estrema, ma
d’altro canto vi era la necessità di soddisfare i clienti di cui ne ero io il responsabile. In
sostanza la sensazione che provavo costantemente era quella di essere sempre tra
l’incudine e il martello. Il lato positivo di questa esperienza è stato lo
sviluppo delle capacità di relazione, capacità di mediare, capacità di trovare
soluzioni tra le esigenze dei clienti e le esigenze dei tecnici.
Ogni giornata
era una grande prova che superavo a volte con lo stomaco rivoltato altre con le
lacrime agli occhi, ma queste forti emozioni avevano scatenato in me il
desiderio di imparare tutto il conoscibile della comunicazione interpersonale e
della leadership. Fu così che iniziai ad avvicinarmi al mondo della psicologia,
della PNL e di tutto ciò che potesse aiutarmi ad essere più efficace. La grande
fortuna fu che avevo un contesto dove ogni giorno potevo applicare nella
pratica ciò che imparavo nella teoria.
Il secondo stimolo che
è nato e si è sviluppato in quel
contesto e che in qualche modo ha
indirizzato tutta la mia carriera
imprenditoriale è legato al rispetto e alla casa.
All’epoca come ancora oggi, i grandi mobilifici avevano come unico
scopo quello di appioppare mobili a chiunque capitasse all’interno dei negozi,
gli “arredatori” in realtà erano delle vere e proprie macchine da vendita e poco
importava di quello che sarebbe stato il risultato finale in casa del cliente.
Peccato che colui che si recava dopo la consegna nelle case della gente ero io
, sollecitato dai reclami di insoddisfazione. Queste visite mi creavano spesso
grande tristezza perchè: vedere oneste famiglie che avevano investito gran
parte dei loro risparmi e a volte si erano indebitate per anni, vivere in case brutte
riempite di mobili che il “bravo” venditore era riuscito ad appioppargli, non
riuscivo proprio ad accettarlo.
In
questo contesto è nato dentro di me il bisogno fare qualcosa, di creare un
modello di azienda che rispettasse le persone, che riuscisse a dare alla gente
delle case degne di questo nome.
Imprenditore fai da te.
Inizio così a 30 anni la mia carriera imprenditoriale, un
grande sogno e nessun quattrino (ma proprio nessuno, al punto di non avere il
denaro per mettere benzina in macchina) , una separazione alle spalle e la
responsabilità di padre di tre giovani creature.
Ti dico questo non per dirti che sono un duro
ma per farti comprendere il contesto
in cui ho necessariamente dovuto
sviluppare tante capacità diverse.
Certo se tornassi indietro non mi sognerei
mai di mettere in piedi un’azienda senza nessuna risorsa personale ed
economica, ma sono in qualche modo felice di averlo fatto perché sono stato
costretto a dedicare ogni minuto del mio
tempo a formarmi in tutte le aree di cui un’azienda necessita:
Ho passato le
notti a costruire un software di controllo di gestione pur non conoscendo un
solo codice di programmazione.
Ho studiato manuali, libri sulla gestione
economica e finanziaria, studiavo di notte e applicavo di giorno. Ho dedicato
decine e decine di weekend in corsi di leadership e motivazionali.
Ho
camminato sui carboni ardenti per vincere la paura del primo passo... e ancora la
domenica imparavo e il lunedì applicavo con i miei collaboratori.
Ho imparato a
vendere , a delegare, a comunicare e
parlare in pubblico per convincere i miei clienti i miei collaboratori, i miei
fornitori.
Ho fatto recitazione e teatro per vincere la mia paura di parlare in
pubblico.
E intanto che studiavo, lavoravo e applicavo le leggi
dell’impresa e dell’economia, vivevo un
forte senso di colpa per essere un padre
poco presente e un compagno poco amorevole, e allora, eccomi alla continua
ricerca del mio equilibrio psichico tramite le discipline introspettive , la
psicanalisi e il lungo e tortuoso sentiero dello yoga.
Ultima pagina
Cose che fan tutti? si è vero, ma io ho avuto la fortuna che
mentre facevo queste cose la mia forte
introspezione mi portava a chiedermi in
ogni istante: è giusto, è sbagliato , mi
fa bene? Mi fa male ? come posso fare diversamente questa cosa?
Ho agito molto
sotto l’influenza emotiva senza saperla controllare ma mai senza pensare e
trarre frutto da ogni mia azione.
Ed eccomi qui a guardarmi allo specchio e a chiedermi chi
sono?. E se hai avuto la pazienza di leggere quello che ho scritto sopra,
avrai compreso che non sono ne questo ne quello, sono arrivato fin qui per scoprire
che ho confuso il chi sono dal cosa ho fatto, ma quello che ho fatto è frutto di quel che
sono?
Non lo so, mi verrebbe da dirti di si, ma poi penso a tutte le emozioni
che mi hanno guidato e sento che quelle emozioni non erano davvero il “me
stesso”, per cui non basarti su questo per farti un’idea di me.
Provando a ripercorrere le tappe della vita, scopro che il
comune denominatore, quello che va oltre le stesse emozioni sono state: la passione della
ricerca e la spinta ad una continua
evoluzione.
E questo mi basta.
Vorrei sperare che questo mio vissuto possa in qualche modo
esserti utile, non so in quale forma o in quale tempo.
Ma, umilmente mi piace
pensare che lo possa essere.
Ora caro
lettore sta a te allungare il braccio e prendere ciò che ritieni utile per Te
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